Torre Picotta (Tolmezzo)
Già nel 1258 Tolmezzo godeva di una certa indipendenza se il patriarca Gregorio di Montelongo concedeva alla cittadina il privilegio di ospitare un mercato. Lo sviluppo della città condusse all'erezione di un sito fortificato a difesa del territorio, una cortina che cingeva tutto il borgo, alla nascita di un arengo e di un consiglio e alla nomina del gastaldo. Anche il patriarca Raimondo della Torre fu largo di concessioni, pur ricavandone anche vantaggi con l'appalto della muta.
Anche per questo, già nel XIII secolo, Tolmezzo era uno dei centri principali della Carnia, divenendo ben presto la capitale commerciale e politica di questa area geografica.
Visse apparentemente in tranquillità sino al 1323 quando una sommossa popolare mirata a colpire alcuni signorotti del uogo, che avevano cominciato ad abusare dei poteri loro concessi, creò pesanti discordie interne.
«Durante il patriarcato di Giovanni di Moravia ai numerosi privilegi accordati si aggiunse la conferma degli antichi Statuta communis e terræ Tulmetii e più tardi lo stesso Patriarca elargì 113 marche di denari per mettere in buono stato il castello nostro».
Entrato nell'orbita di Venezia nel 1420, Tolmezzo fu nuovamente munito per opera della Serenissima.
Di quelle strutture, oggi sopravvivono solamente la Porta di Sotto, alcuni lacerti murari sparsi qua e là ed ormai assorbiti dalle recenti costruzioni, e la Torre Picotta, collocata in cima al colle che sovrasta la cittadella, dalla cui sommità si può godere un magnifico panorama sulla pianura sottostante e sulla valle dell'Alto Tagliamento con lo sbocco della Valle del But.