Castelraimondo (Forgaria)
Quello che noi oggi vediamo di Castelraimondo è forse solo una parte dei tre fortilizi che un tempo furono eretti sullo sperone che domina da un lato l'Arzino e dall'altro una parte del corso del Tagliamento, e che è detto Scjaramont o Zuc Scjaramont, da cui il nome di Castelraimondo, forse anche a ricordo del patriarca Raimondo della Torre che lo ristrutturò. Nel 1279, in seguito ad un atto di compravendita, Variento di Flagogna entrò in possesso di un maso e un "bearzo" dai signori di Forgaria. Nello stesso anno ebbe inizio la costruzione di Castelraimondo.
Ovviamente questa difficile vicinanza con il castello di Flagogna non poteva che sfociare in diversi atti di ostilità, come nel 1288, nel 1290 e così a seguire.
Distrutto e bruciato nel 1300, fu riabitato sicuramente solo nel 1325; nel 1335 fu nuovamente dato alle fiamme per opera di Ettore Savorgnan che agiva per conto di Udine. Quest'ultimo, nel 1344, con uno stratagemma cercò nuovamente di entrare in possesso di Castelraimondo, nel frattempo divenuto un covo di gente "perduta" che si dedicava alla rapina dei mercanti che passavano per le tre strade controllate dal castello: quella dell'Arzino che scendeva dalla Carnia, quella che da Gemona costeggiava il Tagliamento e la Pedemontana occidentale.
Il 22 giugno 1348 il Parlamento della Patria, su proposta del patriarca Bertrando decretava che in quel luogo non si dovesse riedificare né ivi potesse esistere più un castello, diventato una «spelunca latronum».
Attualmente, dopo attenti scavi, in cima al colle Zuc Scjaramont, oltre a reperti di epoca medioevale riferiti allo stesso castello, sono venuti alla luce basamenti di abitazioni preistoriche, tracce di antiche attività metallurgiche, oltre a tratti di muri romani nonché fibule, orecchini, frammenti di
vasi ecc. a confermare che in questo luogo per millenni vi furono insediamenti umani.