Gradisca
Questo museo, aperto nel 1984, si presenta come un museo documentario che si propone di costruire la memoria della città e della fortezza attraverso testimonianze documentarie, oggettuali, orali.
Seguendo così un ordine cronologico, che parte dagli albori della storia di Gradisca, si vedono esposti alcuni fossili associati a pannelli grafici che analizzano l'evoluzione dell'area gradiscana da 50 milioni di anni fa sino ad oggi. La prima sezione è dedicata al «Fiume» come artefice di un mondo economico, sociale e difensivo che segna il profondo rapporto fra il territorio e la gente che lo abita. Segue quindi la sezione intitolata «L'insediamento», con reperti lapidei del periodo romano (I-III sec. d.C.) fra cui una testina virile di età claudia; qui è illustrata la presenza dello stato romano, amministratore diretto della zona per il suo rilevante interesse strategico, cui seguì la dominazione longobarda che utilizzerà il ponte di costruzione romana come cardine del sistema difensivo.
Una piccola saletta laterale costituisce una breve sosta al percorso storico: si trovano esposti tele di autori ignoti e lacerti di affreschi tra i quali spiccano quelli provenienti dal Duomo e realizzati da Giulio Quaglio.
Prosegue il racconto con «Venezia, Massimiliano, i Turchi»; il dominio veneto trasforma il piccolo villaggio agricolo in una prestigiosa città fortezza indispensabile alla Serenissima come baluardo contro i suoi maggiori avversari: Massimiliano d'Asburgo e i Turchi. In questa sezione prevalgono gli oggetti usati per la difesa (spade, fucili e altro dal XVI al XIX secolo) e fra tutti si può ammirare un'armatura turca completa risalente alla fine del XVI - inizi XVII secolo. «Aqin» ricorda le sette incursioni dei Turchi, improvvise e sostenute da una tecnica raffinatissima, grazie ad una installazione grafica incorniciata dai battenti di una vecchia porta che illustra le testimonianze di vari episodi.
Nella quinta sezione, «La macchina da guerra», si parla del progetto difensivo di Venezia attraverso la realizzazione del primo nucleo fortificatorio nato dal nulla. I lavori si svilupperanno in tre fasi dal 1474 al 1511 e nonostante gli sforzi che coinvolgeranno il Veneto ma anche il Friuli, nel 1511 Venezia sarà costretta a capitolare e Gradisca diventerà austriaca. Nonostante ciò, l'esperienza gradiscana, le acquisizioni e gli errori di questo progetto costituiranno la base di partenza per la nascita, circa un secolo più tardi, della città fortezza di Palmanova.
Termina il progetto espositivo l'angolo dedicato alla «Comunità ebraica di Gradisca d'Isonzo» con testimonianze fotografiche e documentarie degli aspetti economici, urbanistici e religiosi propri degli ebrei qui vissuti dal XVI al XX secolo.
Seguendo così un ordine cronologico, che parte dagli albori della storia di Gradisca, si vedono esposti alcuni fossili associati a pannelli grafici che analizzano l'evoluzione dell'area gradiscana da 50 milioni di anni fa sino ad oggi. La prima sezione è dedicata al «Fiume» come artefice di un mondo economico, sociale e difensivo che segna il profondo rapporto fra il territorio e la gente che lo abita. Segue quindi la sezione intitolata «L'insediamento», con reperti lapidei del periodo romano (I-III sec. d.C.) fra cui una testina virile di età claudia; qui è illustrata la presenza dello stato romano, amministratore diretto della zona per il suo rilevante interesse strategico, cui seguì la dominazione longobarda che utilizzerà il ponte di costruzione romana come cardine del sistema difensivo.
Una piccola saletta laterale costituisce una breve sosta al percorso storico: si trovano esposti tele di autori ignoti e lacerti di affreschi tra i quali spiccano quelli provenienti dal Duomo e realizzati da Giulio Quaglio.
Prosegue il racconto con «Venezia, Massimiliano, i Turchi»; il dominio veneto trasforma il piccolo villaggio agricolo in una prestigiosa città fortezza indispensabile alla Serenissima come baluardo contro i suoi maggiori avversari: Massimiliano d'Asburgo e i Turchi. In questa sezione prevalgono gli oggetti usati per la difesa (spade, fucili e altro dal XVI al XIX secolo) e fra tutti si può ammirare un'armatura turca completa risalente alla fine del XVI - inizi XVII secolo. «Aqin» ricorda le sette incursioni dei Turchi, improvvise e sostenute da una tecnica raffinatissima, grazie ad una installazione grafica incorniciata dai battenti di una vecchia porta che illustra le testimonianze di vari episodi.
Nella quinta sezione, «La macchina da guerra», si parla del progetto difensivo di Venezia attraverso la realizzazione del primo nucleo fortificatorio nato dal nulla. I lavori si svilupperanno in tre fasi dal 1474 al 1511 e nonostante gli sforzi che coinvolgeranno il Veneto ma anche il Friuli, nel 1511 Venezia sarà costretta a capitolare e Gradisca diventerà austriaca. Nonostante ciò, l'esperienza gradiscana, le acquisizioni e gli errori di questo progetto costituiranno la base di partenza per la nascita, circa un secolo più tardi, della città fortezza di Palmanova.
Termina il progetto espositivo l'angolo dedicato alla «Comunità ebraica di Gradisca d'Isonzo» con testimonianze fotografiche e documentarie degli aspetti economici, urbanistici e religiosi propri degli ebrei qui vissuti dal XVI al XX secolo.
Museo documentario della città
Via Bergamas, 3034072 Gradisca d'Isonzo (GO)