Cividale, spadone
La Messa dello Spadone si svolge ogni anno la mattina del giorno dell’Epifania.
Sulla sua origine molto si è discusso ma non esiste sicura documentazione che possa chiarirne l’origine ed il significato. Alcuni studiosi fanno risalire il suo inizio a Gregorio di Montelongo (1251-1269), quando - giunto a Cividale per prendere possesso del Patriarcato - consacrò a Dio, nel 1252, le bandiere tolte al nemico nella guerra sostenuta dalla Chiesa contro l’imperatore Federico II. Probabilmente, però, l’origine dell’evento risale al tempo del patriarca Marquardo di Randeck e l’aver sempre adoperato la spada che - secondo una scritta incisa nei bracci - a lui appartenne, potrebbe costituirne un’indiretta conferma. La cerimonia comprende in sé le due valenze, politica e spirituale, del Patriarcato di Aquileia. Il patriarca, infatti, non solo era il capo spirituale di ben diciotto diocesi ma anche il principe di un esteso territorio che dal fiume Livenza giungeva fino alla Sava.
La funzione religiosa inizia con la processione che, solenne, esce dalla sacrestia per salire all’altare Maggiore. Un rigido protocollo assegna un preciso ordine al clero che prende parte al rito. Il corteo è preceduto da un chierichetto - che regge una croce astile d’argento - e due ceroferari; seguono poi il collegio dei canonici, il suddiacono, il diacono con in testa un elmo piumato, la spada nella mano destra e l’evangeliario nella sinistra, appoggiato al petto. Per ultimo esce il celebrante affiancato dal cerimoniere. A questo punto tutto il clero si gira verso i fedeli, il diacono si fa avanti e vibra tre colpi in aria con la spada, in segno di benedizione o forse di saluto, gesto che verrà ripetuto varie volte all’interno della cerimonia.
Finita la funzione, la processione si ricompone nello stesso ordine di partenza e ritorna, con solennità, in sacrestia. Immediatamente dopo la cerimonia ha luogo il corteo storico che si snoda lungo le vie della città e che culmina in piazza Duomo, dove l’araldo legge il Decreto che attribuisce al patriarca il potere temporale col quale egli riconferma ai nobili e ai vassalli i loro feudi toccando loro la spalla sinistra; infine benedice la folla con la spada. La rievocazione, strettamente connessa con il rito, vuole ricordare l’entrata a Cividale - il 7 giugno 1366 - del patriarca Marquardo di Randeck, figura molto cara ai cividalesi: durante la sua reggenza infatti, riuscì a tenere lontana la guerra nonostante il Friuli fosse conteso fra i conti di Gorizia, l’Austria e la Serenissima e portò a termine un corpo di leggi in uso fino alla caduta del Patriarcato e riprese anche in seguito.
Sulla sua origine molto si è discusso ma non esiste sicura documentazione che possa chiarirne l’origine ed il significato. Alcuni studiosi fanno risalire il suo inizio a Gregorio di Montelongo (1251-1269), quando - giunto a Cividale per prendere possesso del Patriarcato - consacrò a Dio, nel 1252, le bandiere tolte al nemico nella guerra sostenuta dalla Chiesa contro l’imperatore Federico II. Probabilmente, però, l’origine dell’evento risale al tempo del patriarca Marquardo di Randeck e l’aver sempre adoperato la spada che - secondo una scritta incisa nei bracci - a lui appartenne, potrebbe costituirne un’indiretta conferma. La cerimonia comprende in sé le due valenze, politica e spirituale, del Patriarcato di Aquileia. Il patriarca, infatti, non solo era il capo spirituale di ben diciotto diocesi ma anche il principe di un esteso territorio che dal fiume Livenza giungeva fino alla Sava.
La funzione religiosa inizia con la processione che, solenne, esce dalla sacrestia per salire all’altare Maggiore. Un rigido protocollo assegna un preciso ordine al clero che prende parte al rito. Il corteo è preceduto da un chierichetto - che regge una croce astile d’argento - e due ceroferari; seguono poi il collegio dei canonici, il suddiacono, il diacono con in testa un elmo piumato, la spada nella mano destra e l’evangeliario nella sinistra, appoggiato al petto. Per ultimo esce il celebrante affiancato dal cerimoniere. A questo punto tutto il clero si gira verso i fedeli, il diacono si fa avanti e vibra tre colpi in aria con la spada, in segno di benedizione o forse di saluto, gesto che verrà ripetuto varie volte all’interno della cerimonia.
Finita la funzione, la processione si ricompone nello stesso ordine di partenza e ritorna, con solennità, in sacrestia. Immediatamente dopo la cerimonia ha luogo il corteo storico che si snoda lungo le vie della città e che culmina in piazza Duomo, dove l’araldo legge il Decreto che attribuisce al patriarca il potere temporale col quale egli riconferma ai nobili e ai vassalli i loro feudi toccando loro la spalla sinistra; infine benedice la folla con la spada. La rievocazione, strettamente connessa con il rito, vuole ricordare l’entrata a Cividale - il 7 giugno 1366 - del patriarca Marquardo di Randeck, figura molto cara ai cividalesi: durante la sua reggenza infatti, riuscì a tenere lontana la guerra nonostante il Friuli fosse conteso fra i conti di Gorizia, l’Austria e la Serenissima e portò a termine un corpo di leggi in uso fino alla caduta del Patriarcato e riprese anche in seguito.
Messa dello spadone
Corso Paolino di Aquileia, 1033043 Cividale del Friuli (UD)
Telefono: 0432 731461 Fax: 0432 731398
6 gennaio